Saverio Proia
"Ecco perché la 'Cabina di regia' è una vera rivoluzione nei rapporti tra
le professioni"
Non più tavoli negoziali
separati ma una sede unitaria ed unificante dove affrontare insieme tutte le
problematiche dell’organizzazione del lavoro e dell’evoluzione professionale.
Un’occasione unica per fare della crisi economica del sistema un’opportunità di
riforma. Un obiettivo che fino a pochi mesi fa appariva un'utopia
20 GEN - Con l’intesa in corso di perfezionamento al Ministero della
Salute sulla “Cabina di regia” l’impossibile diviene la
normalità: nuove e discontinue modalità di relazioni sindacali sono ormai
realtà tra Ministero della Salute, Regioni ed i Sindacati del personale
del Servizio Sanitario Nazionale, tutti nessuno escluso, sia quello
dipendente che quello convenzionato, sia quello dirigenziale, medici compresi,
che quello del comparto: non più tavoli negoziali separati ma sede unitaria ed
unificante laddove i problemi ed i contenuti riguardano l’organizzazione del
lavoro, l’evoluzione professionale, il monitoraggio, la verifica delle
innovazioni e la promozione di quelle positive e migliorative.
Va dato atto e riconoscimento al Sottosegretario di Stato alla Salute, Paolo Fadda che le ha proposte con la condivisione del Ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, ed alla Commissione Salute delle Regioni che hanno iniziato ad esaminare la proposta.
Questa proposta di riunire in un unico tavolo tutti i sindacati rappresentativi del personale sanitario costituisce un obiettivo che appariva un’utopia, perseguita da decenni da chi ritiene che “il Lavoro in Sanità” debba divenire il coprotagonista, insieme a chi governa ai livelli nazionale, regionale ed aziendale, dei processi in corso di riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale che, come recita il protocollo, a trentacinque anni dalla sua costituzione, si conferma essere una delle più grandi ed efficaci scelte di civiltà del nostro Stato e la più estensiva attuazione del dettato della Costituzione Repubblicana, la quale, se è vero come è vero la più bella che ci sia, oltre all’articolo 32 sul diritto alla salute, all’articolo 1 stabilisce che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, concetto quanto mai efficace in sanità ove la risorsa umana e professionale è la centralità nell’erogazione delle prestazioni ai cittadini.
La difesa, il consolidamento e l’augurabile potenziamento della natura di sistema universalistico e solidaristico di attuazione del diritto alla salute individuale e collettiva, ha perciò come presupposto fondamentale ed imprescindibile, che in forma discontinua ed innovativa rispetto alle precedenti esperienze, la possibilità di dar vita ad iniziative che prevedano la partecipazione, come protagonisti attivi e non come soggetti informati, non solo lo Stato e le Regioni ma anche i “produttori di salute” ossia i rappresentanti sindacali, professionali e scientifici degli operatori del Sanità, dipendenti pubblici e privati, con rapporto di lavoro dipendente e con rapporto di lavoro convenzionato, alla attività di programmazione e monitoraggio del S.S.N, compresa la realizzazione del nuovo Patto per la Salute ed alla sua successiva concretizzazione ai livelli nazionale e regionale.
Quanto sopra trova fondamento nel fatto che:
· i processi di modifica innovativa che il nuovo Patto per la Salute vuol attivare per difendere, consolidare e se fosse possibile estendere la capacità del SSN nella sua ricordata funzione pubblica di tutela della salute individuale e collettiva, hanno bisogno di attuarsi anche con la comprensione, la condivisione ed il coinvolgimento dei soggetti, in primis le professioniste ed i professionisti sanitari, che dovranno quotidianamente programmarli, attuarli, monitorarli e verificarne gli effetti;
· la risorsa umana e professionale è il principale e centrale attore nell’erogazione delle prestazioni rese ai cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale, risorsa umana costituita nella stragrande maggioranza da oltre 30 profili professionali laureati, tutti caratterizzati da uno specifico ed autonomo ambito d’intervento;
· la necessità dello stesso sistema di avviare una profonda modifica dell’organizzazione del lavoro (in molte realtà del Paese ferma a modelli ante Legge 833/78 e comunque datati) che sia funzionale all’evoluzione scientifica, tecnologica nonché dell’ordinamento e della formazione delle operatrici e degli operatori: dall’ospedale per intensità di cura alle cure primarie nel territorio presenti sulle 24 ore, alle implementazioni delle competenze delle professioni sanitarie alla valorizzazione della carriera professionale e non solo di quella gestionale della dirigenza medica e sanitaria, sono alcune delle priorità la cui stessa progettazione ma soprattutto la sua realizzazione, condivisa e convinta, non può aver corso senza il confronto e la partecipazione attiva dei soggetti che di tale modifica non saranno solo i destinatari bensì i protagonisti.
LA CRISI E’ L’OCCASIONE PER CAMBIARE IN AVANTI
L’attuale situazione di crisi economica del SSN, come di tutto il Welfare del nostro Stato, lungi dall’essere un motivo ostativo alla diretta partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle Aziende e delle Istituzioni Sanitarie al risanamento dei conti ed alla qualificazione della spesa pubblica, costituisce, invece, la migliore occasione per dar vita al protagonismo del personale ed alla sua responsabilizzazione, in prima persona a tale processo, avvalendosi delle loro competenze scientifiche, organizzative e professionali: è lo stesso sforzo ed impegno richiesto al mondo del lavoro nella ricostruzione post bellica del nostro Paese e che intelligentemente altri Stati dell’Unione Europea hanno messo in essere per uscire positivamente dalla crisi economica.
La sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale dovrà darsi l’obiettivo di superare le sacche di inappropriatezza tecnica di inefficienze organizzative e gestionali e di utilizzo indotto o non corretto della domanda di salute, procedendo ad una qualificata revisione appropriata ed etica dell’attuale utilizzo delle risorse in grado di invertire tale tendenza: chi più del personale, una volta motivato e responsabilizzato può contribuire a questa iniziativa di bonifica e di riutilizzo delle risorse, soprattutto se queste una volta recuperate possano rimanere in Sanità e finalizzate ad incentivare l’innovazione dell’organizzazione del lavoro e lo sviluppo professionale.
LA CONQUISTA E LA DIFESA DEL SSN E’ PATRIMONIO DEL SUO PERSONALE
La storia del Servizio Sanitario Nazionale, dallo scioglimento del precedente sistema mutualistico, alla difesa e mantenimento delle sue caratteristiche di sistema universale, pubblico e solidaristico hanno visto in prima fila i sindacati, gli ordini, i collegi, le associazioni professionali e le società scientifiche del personale.
La ricchezza di idee e di impegno innovativo professionale e lavorativo del personale del SSN per estrinsecare al massimo la sua potenzialità e capacità riformatrice ha bisogno di potersi sviluppare in uno scenario unitario ed unificante tale da superare le consuete metodologie e ritualità della contrattazione, ancora valide allorché si affrontino questioni meramente contrattuali e categoriali, ma insufficienti per la realizzazione di un disegno strategico di sistema.
UN NUOVO MODELLO DI RELAZIONI SINDACALI PER UN NUOVO PROTAGONISMO DEL PERSONALE DEL SSN
Per questi motivi la proposta della Cabina di regia vuol valorizzare la partecipazione delle rappresentanze sindacali e professionali del personale del SSN alla programmazione ed al monitoraggio dell’innovazione dell’organizzazione del lavoro sanitario, che potrà estrinsecarsi oltre le tre canoniche sedi negoziali e cioè l’area del personale a convenzione (Medicina di medicina generale, Pediatria di libera scelta, Specialistica Ambulatoriale.) quella delle dirigenze (medico veterinaria e Sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa) e quella del Comparto; bensì per l’interdipendenza, l’interazione e l’integrazione funzionali di tutte e tre le aree dovrà svilupparsi in un unico tavolo di confronto con il Ministero e le Regioni, senza nulla togliere a successivi momenti specifici ma che successivamente dovrebbero essere ricondotti al tavolo di confronto unitario ed unificante.
E’ evidente, infatti, che non si possa trattare la realizzazione delle cure primarie nelle 24 ore solo con le rappresentanze del personale convenzionato oppure dell’organizzazione dell’ospedale per intensità di cure e dell’implementazione delle competenze delle professioni sanitarie solo con i sindacati del comparto per le evidenti implicazioni che la prima riveste con il personale dirigenziale e del comparto a rapporto di lavoro dipendente che dovrà contribuire a realizzarla e la seconda per il fatto che di queste innovazioni la dirigenza medica e sanitaria non è uno spettatore ma il coprotagonista.
L’avvio di un unitario ed unificante tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali, maggiormente rappresentative, tutte nessuna esclusa, che sia in grado di dar vita ad un’intesa programmatoria con Ministero della Salute e Regioni, anche sui contenuti del Patto per la Salute, può essere veramente la novità positiva di un Esecutivo che, superando l’epoca dei steccati e delle contrapposizioni, sia in grado di mettere in campo tutto il protagonismo attivo e positivo, con il necessario intreccio ed integrazioni dei saperi professionali, che le centinaia di migliaia di professionisti ed operatori sanitari potranno realizzare per la difesa, il mantenimento e, si auspica, il potenziamento e rilancio del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Le importanti intese raggiunte sul superamento del fenomeno del precariato in sanità e sull’organizzazione dell’area della diagnostica per immagini sono la testimonianza della spendibilità del nuovo metodo delle relazioni sindacali e professionali che con questo accordo si vuol dar vita.
I presupposti sui quali si dovrà sviluppare l’attività della Cabina di regia concordati tra Ministero della Salute e Sindacati del personale del S.S.N. costituiscono una base unificante ed unitaria che fa emergere il sereno in uno scenario precedente a quest’intesa infatti, si da atto che :
· il processo di innovazione nell’organizzazione del lavoro in sanità si realizza in modo plurale, anche con il concorso di più professioni che attuano, in autonomia, responsabilità e competenza, la salvaguardia della salute dei cittadini;
· il ruolo e le responsabilità diagnostiche e terapeutiche e riabilitative, sono in capo ai medici anche per favorirne l’evoluzione professionale a livello organizzativo e ordinamentale;
· gli infermieri e le altre professioni sanitarie, nell’ambito delle responsabilità già delineate dagli specifici profili professionali di riferimento, sono garanti del processo assistenziale, ed è per questo che è necessaria e non più rinviabile l’evoluzione professionale verso le competenze avanzate e di tipo specialistico;
· i medici, i veterinari, i dirigenti sanitari, gli infermieri e gli altri professionisti della salute riconoscono i relativi e specifici campi di intervento, autonomia e responsabilità anche alla luce della costante evoluzione scientifica e tecnologica, e concorrono a garantire unitarietà dei percorsi di cura e di assistenza attraverso l’integrazione multiprofessionale degli obiettivi, nei sistemi complessi per obiettivi, e attraverso criteri di verifica e di valutazione degli esiti e dei risultati;
· iprofili professionali della dirigenza sanitaria (biologi, chimici, fisici, farmacisti, psicologi), ferme restando le specifiche competenze professionali previste dai rispettivi ordinamenti legislativi vigenti, concorrono in maniera rilevante all'effettuazione e sviluppo dei percorsi di diagnosi cura e assistenza in ambito sanitario e contribuiscono all'integrazione professionale nei sistemi complessi in ambito multiprofessionale anche alla luce della costante evoluzione tecnico scientifica;
· medici, infermieri e gli altri professionisti della salute riconoscono e convengono che, ferme restando le responsabilità gestionali, la responsabilità professionale sulle decisioni e gli atti compiuti nell'ambito dei processi di cui sono garanti è personale e posta in capo a colui che tali decisioni e atti ha assunto e compiuto anche nell'esercizio di competenze avanzate o di tipo specialistico.
Sono queste affermazioni, concordate e condivise, parola per parola, da tutti i sindacati rappresentativi del personale del S.S.N. che con chiarezza delineano i presupposti sui quali muoversi insieme, con il reciproco riconoscimento del ruolo, delle competenze e dell’evoluzione di ciascuna delle componenti, facendo ben sperare che una nuova fase di relazioni si possa realizzare che non ha precedenti tra Ministero della Salute, Regioni ed Organizzazioni Sindacali del personale del S.S.N. dipendente e convenzionato, dirigenziale e del comparto
Saverio Proia
Va dato atto e riconoscimento al Sottosegretario di Stato alla Salute, Paolo Fadda che le ha proposte con la condivisione del Ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, ed alla Commissione Salute delle Regioni che hanno iniziato ad esaminare la proposta.
Questa proposta di riunire in un unico tavolo tutti i sindacati rappresentativi del personale sanitario costituisce un obiettivo che appariva un’utopia, perseguita da decenni da chi ritiene che “il Lavoro in Sanità” debba divenire il coprotagonista, insieme a chi governa ai livelli nazionale, regionale ed aziendale, dei processi in corso di riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale che, come recita il protocollo, a trentacinque anni dalla sua costituzione, si conferma essere una delle più grandi ed efficaci scelte di civiltà del nostro Stato e la più estensiva attuazione del dettato della Costituzione Repubblicana, la quale, se è vero come è vero la più bella che ci sia, oltre all’articolo 32 sul diritto alla salute, all’articolo 1 stabilisce che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, concetto quanto mai efficace in sanità ove la risorsa umana e professionale è la centralità nell’erogazione delle prestazioni ai cittadini.
La difesa, il consolidamento e l’augurabile potenziamento della natura di sistema universalistico e solidaristico di attuazione del diritto alla salute individuale e collettiva, ha perciò come presupposto fondamentale ed imprescindibile, che in forma discontinua ed innovativa rispetto alle precedenti esperienze, la possibilità di dar vita ad iniziative che prevedano la partecipazione, come protagonisti attivi e non come soggetti informati, non solo lo Stato e le Regioni ma anche i “produttori di salute” ossia i rappresentanti sindacali, professionali e scientifici degli operatori del Sanità, dipendenti pubblici e privati, con rapporto di lavoro dipendente e con rapporto di lavoro convenzionato, alla attività di programmazione e monitoraggio del S.S.N, compresa la realizzazione del nuovo Patto per la Salute ed alla sua successiva concretizzazione ai livelli nazionale e regionale.
Quanto sopra trova fondamento nel fatto che:
· i processi di modifica innovativa che il nuovo Patto per la Salute vuol attivare per difendere, consolidare e se fosse possibile estendere la capacità del SSN nella sua ricordata funzione pubblica di tutela della salute individuale e collettiva, hanno bisogno di attuarsi anche con la comprensione, la condivisione ed il coinvolgimento dei soggetti, in primis le professioniste ed i professionisti sanitari, che dovranno quotidianamente programmarli, attuarli, monitorarli e verificarne gli effetti;
· la risorsa umana e professionale è il principale e centrale attore nell’erogazione delle prestazioni rese ai cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale, risorsa umana costituita nella stragrande maggioranza da oltre 30 profili professionali laureati, tutti caratterizzati da uno specifico ed autonomo ambito d’intervento;
· la necessità dello stesso sistema di avviare una profonda modifica dell’organizzazione del lavoro (in molte realtà del Paese ferma a modelli ante Legge 833/78 e comunque datati) che sia funzionale all’evoluzione scientifica, tecnologica nonché dell’ordinamento e della formazione delle operatrici e degli operatori: dall’ospedale per intensità di cura alle cure primarie nel territorio presenti sulle 24 ore, alle implementazioni delle competenze delle professioni sanitarie alla valorizzazione della carriera professionale e non solo di quella gestionale della dirigenza medica e sanitaria, sono alcune delle priorità la cui stessa progettazione ma soprattutto la sua realizzazione, condivisa e convinta, non può aver corso senza il confronto e la partecipazione attiva dei soggetti che di tale modifica non saranno solo i destinatari bensì i protagonisti.
LA CRISI E’ L’OCCASIONE PER CAMBIARE IN AVANTI
L’attuale situazione di crisi economica del SSN, come di tutto il Welfare del nostro Stato, lungi dall’essere un motivo ostativo alla diretta partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle Aziende e delle Istituzioni Sanitarie al risanamento dei conti ed alla qualificazione della spesa pubblica, costituisce, invece, la migliore occasione per dar vita al protagonismo del personale ed alla sua responsabilizzazione, in prima persona a tale processo, avvalendosi delle loro competenze scientifiche, organizzative e professionali: è lo stesso sforzo ed impegno richiesto al mondo del lavoro nella ricostruzione post bellica del nostro Paese e che intelligentemente altri Stati dell’Unione Europea hanno messo in essere per uscire positivamente dalla crisi economica.
La sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale dovrà darsi l’obiettivo di superare le sacche di inappropriatezza tecnica di inefficienze organizzative e gestionali e di utilizzo indotto o non corretto della domanda di salute, procedendo ad una qualificata revisione appropriata ed etica dell’attuale utilizzo delle risorse in grado di invertire tale tendenza: chi più del personale, una volta motivato e responsabilizzato può contribuire a questa iniziativa di bonifica e di riutilizzo delle risorse, soprattutto se queste una volta recuperate possano rimanere in Sanità e finalizzate ad incentivare l’innovazione dell’organizzazione del lavoro e lo sviluppo professionale.
LA CONQUISTA E LA DIFESA DEL SSN E’ PATRIMONIO DEL SUO PERSONALE
La storia del Servizio Sanitario Nazionale, dallo scioglimento del precedente sistema mutualistico, alla difesa e mantenimento delle sue caratteristiche di sistema universale, pubblico e solidaristico hanno visto in prima fila i sindacati, gli ordini, i collegi, le associazioni professionali e le società scientifiche del personale.
La ricchezza di idee e di impegno innovativo professionale e lavorativo del personale del SSN per estrinsecare al massimo la sua potenzialità e capacità riformatrice ha bisogno di potersi sviluppare in uno scenario unitario ed unificante tale da superare le consuete metodologie e ritualità della contrattazione, ancora valide allorché si affrontino questioni meramente contrattuali e categoriali, ma insufficienti per la realizzazione di un disegno strategico di sistema.
UN NUOVO MODELLO DI RELAZIONI SINDACALI PER UN NUOVO PROTAGONISMO DEL PERSONALE DEL SSN
Per questi motivi la proposta della Cabina di regia vuol valorizzare la partecipazione delle rappresentanze sindacali e professionali del personale del SSN alla programmazione ed al monitoraggio dell’innovazione dell’organizzazione del lavoro sanitario, che potrà estrinsecarsi oltre le tre canoniche sedi negoziali e cioè l’area del personale a convenzione (Medicina di medicina generale, Pediatria di libera scelta, Specialistica Ambulatoriale.) quella delle dirigenze (medico veterinaria e Sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa) e quella del Comparto; bensì per l’interdipendenza, l’interazione e l’integrazione funzionali di tutte e tre le aree dovrà svilupparsi in un unico tavolo di confronto con il Ministero e le Regioni, senza nulla togliere a successivi momenti specifici ma che successivamente dovrebbero essere ricondotti al tavolo di confronto unitario ed unificante.
E’ evidente, infatti, che non si possa trattare la realizzazione delle cure primarie nelle 24 ore solo con le rappresentanze del personale convenzionato oppure dell’organizzazione dell’ospedale per intensità di cure e dell’implementazione delle competenze delle professioni sanitarie solo con i sindacati del comparto per le evidenti implicazioni che la prima riveste con il personale dirigenziale e del comparto a rapporto di lavoro dipendente che dovrà contribuire a realizzarla e la seconda per il fatto che di queste innovazioni la dirigenza medica e sanitaria non è uno spettatore ma il coprotagonista.
L’avvio di un unitario ed unificante tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali, maggiormente rappresentative, tutte nessuna esclusa, che sia in grado di dar vita ad un’intesa programmatoria con Ministero della Salute e Regioni, anche sui contenuti del Patto per la Salute, può essere veramente la novità positiva di un Esecutivo che, superando l’epoca dei steccati e delle contrapposizioni, sia in grado di mettere in campo tutto il protagonismo attivo e positivo, con il necessario intreccio ed integrazioni dei saperi professionali, che le centinaia di migliaia di professionisti ed operatori sanitari potranno realizzare per la difesa, il mantenimento e, si auspica, il potenziamento e rilancio del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Le importanti intese raggiunte sul superamento del fenomeno del precariato in sanità e sull’organizzazione dell’area della diagnostica per immagini sono la testimonianza della spendibilità del nuovo metodo delle relazioni sindacali e professionali che con questo accordo si vuol dar vita.
I presupposti sui quali si dovrà sviluppare l’attività della Cabina di regia concordati tra Ministero della Salute e Sindacati del personale del S.S.N. costituiscono una base unificante ed unitaria che fa emergere il sereno in uno scenario precedente a quest’intesa infatti, si da atto che :
· il processo di innovazione nell’organizzazione del lavoro in sanità si realizza in modo plurale, anche con il concorso di più professioni che attuano, in autonomia, responsabilità e competenza, la salvaguardia della salute dei cittadini;
· il ruolo e le responsabilità diagnostiche e terapeutiche e riabilitative, sono in capo ai medici anche per favorirne l’evoluzione professionale a livello organizzativo e ordinamentale;
· gli infermieri e le altre professioni sanitarie, nell’ambito delle responsabilità già delineate dagli specifici profili professionali di riferimento, sono garanti del processo assistenziale, ed è per questo che è necessaria e non più rinviabile l’evoluzione professionale verso le competenze avanzate e di tipo specialistico;
· i medici, i veterinari, i dirigenti sanitari, gli infermieri e gli altri professionisti della salute riconoscono i relativi e specifici campi di intervento, autonomia e responsabilità anche alla luce della costante evoluzione scientifica e tecnologica, e concorrono a garantire unitarietà dei percorsi di cura e di assistenza attraverso l’integrazione multiprofessionale degli obiettivi, nei sistemi complessi per obiettivi, e attraverso criteri di verifica e di valutazione degli esiti e dei risultati;
· iprofili professionali della dirigenza sanitaria (biologi, chimici, fisici, farmacisti, psicologi), ferme restando le specifiche competenze professionali previste dai rispettivi ordinamenti legislativi vigenti, concorrono in maniera rilevante all'effettuazione e sviluppo dei percorsi di diagnosi cura e assistenza in ambito sanitario e contribuiscono all'integrazione professionale nei sistemi complessi in ambito multiprofessionale anche alla luce della costante evoluzione tecnico scientifica;
· medici, infermieri e gli altri professionisti della salute riconoscono e convengono che, ferme restando le responsabilità gestionali, la responsabilità professionale sulle decisioni e gli atti compiuti nell'ambito dei processi di cui sono garanti è personale e posta in capo a colui che tali decisioni e atti ha assunto e compiuto anche nell'esercizio di competenze avanzate o di tipo specialistico.
Sono queste affermazioni, concordate e condivise, parola per parola, da tutti i sindacati rappresentativi del personale del S.S.N. che con chiarezza delineano i presupposti sui quali muoversi insieme, con il reciproco riconoscimento del ruolo, delle competenze e dell’evoluzione di ciascuna delle componenti, facendo ben sperare che una nuova fase di relazioni si possa realizzare che non ha precedenti tra Ministero della Salute, Regioni ed Organizzazioni Sindacali del personale del S.S.N. dipendente e convenzionato, dirigenziale e del comparto
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