Le professioni sanitarie e la Costituzione
violata
28 FEB - Gentile
direttore,
ho letto dalle pagine del vostro giornale on-line, che il Ministero della
Salute ha appena emesso un nuovo decreto sulla rappresentatività, che ha
riconosciuto, ai sensi del D.M. 26 aprile 2012, ulteriori associazioni
professionali autorizzate a poter svolgere attività di collaborazione
istituzionale con il Ministero della salute e gli organismi e istituzioni
sanitarie.
Tutto giusto, tutto corretto, salvo per un problema di sostanza. L’Italia con
la mancata attuazione della delega inclusa nella legge 43/2006 e la successiva
emanazione del D.M. 26 aprile 2012, a mio parere, ha di fatto violato
l’articolo 3 della Costituzione. Non è possibile che nello stesso sistema
giuridico-istituzionale convivano professioni sanitarie regolamentate con
l’obbligo d’iscrizione ad albi (di diritto pubblico) e altre professione
sanitarie sovrapponibili alle prime, regolate con un diverso istituto
giuridico.
Questa situazione determina che alcuni cittadini/professionisti sono inseriti
sul piano normativo come cittadini di serie A e altri cittadini/professionisti
sono considerati sempre sul piano normativo di serie B. Personalmente vivo
questa condizione come una palese discriminazione, che mi fa vedere l’Italia
come un paese non rispettoso dei diritti fondamentali della
persona. Quello che non riesco a comprendere è la miopia di chi sembra non
dimostrare attenzione per le possibili violazioni dei principi fondamentali,
come il principio di uguaglianza tra cittadini di fronte alla legge. Un sistema
è in equilibrio quando tutti sono messi nelle stesse condizioni ed opportunità.
In ragione di quanto detto, il nostro non è un sistema in equilibrio.
Mi sembra palese che oggi nessuno, tanto meno la
classe politica, sembra in grado di spiegare o giustificare come mai non si
riesce ad completare, con l’attivazione dei relativi albi, il riordino,
iniziato negli anni ’90, delle professioni sanitarie riconosciute. Forse (parlo
per ipotesi) nel nostro Paese sono presenti delle resistenze illegittime che
impediscono le riforme necessarie. Una simile spiegazione non mi sembra seria,
non può rappresentare una giustificazione per quello si è omesso di fare.
Piuttosto rappresenterebbe (parlo per ipotesi) un’evidente inadeguatezza di chi
fosse succube di queste pressioni.
Mi rendo conto che nel nostro Paese è oberato da
questioni di grande rilevo e priorità, che vanno affrontate al più presto.
Tuttavia, non mi sembra credibile chi tenta di eludere il problema, in nome
dell’emergenza di turno. La crisi che vive il nostro Paese è di sistema, per
cui non è possibile agire in funzione dell’impatto percepito a macchia di
leopardo. Le questioni vanno sviluppate in modo progressivo, senza eccezioni o
rinvii, specie se concorrono all’ammodernamento del Paese a costo zero, come
nel nostro caso. Non volere risolvere tali criticità significa salvaguardare
logiche patologiche, ma soprattutto nega ai cittadini la possibilità di
cogliere i possibili vantaggi, che queste riforme comportano.
Direttore siamo chiari e diretti sul punto, se
il sistema Ordinistico delle professioni sanitarie è un sistema utile al
cittadino, allora la politica ha il dovere di attuarlo rispetto a tutte le
professioni sanitarie (riconosciute e regolamentate) senza indecisioni e
titubanze. Se invece non si ritiene tale strumento utile, allora il legislatore
ha il dovere di eliminarlo dal nostro sistema giuridico da subito, senza
eccezioni e soprattutto oggi, non forse domani.
L’ambiguità giuridica non fa di noi uno stato di
diritto. Ogni qualvolta si assiste una disparità di trattamento siamo di fronte
a una violenza. In ogni caso è inaccettabile una condizione come questa in cui
metà dei cittadini/professionisti è di serie A e l’altra metà di serie B, in
base ad una costruzione giuridica che li discrimina.
Questa situazione richiama gli anni bui del
medioevo, dove si era costruito un sistema sociale basato sul principio che
alcuni valessero più di altri, a dispetto e negazione dei valori dominati in
cui ad ogni persona corrispondeva un’anima. Forse la pessima collocazione
dell’Italia nelle classifiche internazionali sulla giustizia e sulla legalità
passa anche da questi aspetti.
Francamente, non so cosa aspettarmi dal governo
appena nato, avrà il coraggio di realizzare quello in cui altri prima hanno
miseramente fallito? Il Parlamento sarà recettivo e coerente sui valori in
gioco? Il medioevo lo vivo già, adesso vediamo se il nuovo è quello che dice di
essere.
Angelo Papa
Fisioterapista
28
febbraio 2014
Nessun commento:
Posta un commento
Aggiungi un commento….