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martedì 27 marzo 2012

etica e professione- articolo


Etica e Professione di
Irene Riccitelli Guarrella



Etica e professione

Penso che l’odontoiatria, in ogni branca, possa integrarsi e trarre maggiore vantaggi dalla sinergia con la professione dell’igienista dentale.
E’ proprio a tale proposito che i prossimi quindici minuti, non di più, cercherò di affrontare alcune riflessioni sull’etica e professione. E’ motivo di dibattito oggi  la “liberalità” delle professioni, legata ad una deregolamentazione degli albi, ad un accreditamento istituzionale delle associazioni e conseguentemente sulla necessità di un confronto serrato sull’etica e precisamente su etica e professione.
Iniziamo con il chiarirci etimologicamente il significato della parola “ETICA”, perché solo parlando lo stesso linguaggio avremo la possibilità di aprire un confronto costruttivo.
ETICA: costume, norme di vita. Questo concetto entrò nell’uso con Aristotele il quale così intitolò le sue trattazioni filosofiche nella pratica. i tre elementi della filosofia di allora erano suddivisi in “logica” (dottrina della scienza), “fisica” (dottrina della realtà), “etica” (comportamento rispetto alla realtà). Il termine di allora acquisito alla filosofia di etica è stato sempre identificato con il concetto di morale.
Kant, filosofo nato ai primi del 1700 sosteneva che la libertà di scelta derivasse essenzialmente da un pensiero filosofico; oggi, per i biologi, (pensiero meccanicistico) la libertà di scelta deriva essenzialmente da un provato scientifico. Sostanzialmente con studi scientificamente comprovabili.
Da questo brevissimo preludio, possiamo introdurci in etica e professione tenendo presente che non esiste un’etica del medico, un’etica dell’igienista dentale o della segretaria, ma esiste l’etica, e che l’etica in medicina ha subito in questi ultimi decenni un complesso cambiamento di rotta. Parallelamente, il grande sviluppo  della tecnologia e delle conoscenze scientifiche in odontoiatria ha aumentato la capacità di intervenire da un lato, ma dall’altro ha accresciuto la complessità delle decisioni e delle responsabilità da assumersi.

E’ certo che la responsabilità è un atto che si deve riflettere nei comportamenti pratici, evitando le ricadute negative. E’ altrettanto certo che il gran progresso scientifico e tecnologico ha portato a guardare al paziente non come ad un essere sofferente e bisognoso di rispetto, ma ad un numero, all’interno di processi tecnologici e ricercati, i quali tendono a guarire il corpo ma a lasciare sofferente l’animo.
L’etica deve porci sempre una serie di interrogativi. Il codice deontologico, al quale il professionista deve aderire, dovrà essere il frutto non di un semplice decalogo ma  una scelta radicale di valori interiorizzati in piena coscienza.
Banalissime domande: quello che io sto facendo risponde ad un principio di beneficità (bene del paziente in assoluto)? Le conoscenze scientifiche in mio possesso sono tali e tante da potermi assumere la responsabilità oggettiva di quest’atto? Posso saper e fare di più? Mi sto occupando della malattia o della persona malata? Il mio comportamento può nuocere a qualcuno?
Pensate solamente a quanto siano importanti e sostanzialmente improntati sull’etica i diritti ma anche i limiti, gli obblighi, gli impegni che ci assumiamo nel rapporto professionale con l’odontoiatra. Dobbiamo saper rispettare, in assoluto, l’atto medico della diagnosi, sapere esattamente il nostro ruolo, la nostra posizione per non prevaricare il lavoro altrui, nello stesso tempo dobbiamo guardare, scientificamente, alla nostra professione anche in situazioni dove l’odontoiatra ha posizione diverse dal nostro sapere. Dobbiamo saper conciliare l’etica (che altro non è che morale e quindi rispetto di se stessi), con una serie di problematiche che coinvolgono a 360 gradi la vita di tutti i giorni. Come l’etica deve guidarci nel rapporto igienista/odontoiatra, nel frattempo, eticamente, dobbiamo rapportarci al paziente ed alla società. Ci accorgeremo che difficilmente le esigenze degli uni s’integrano con le necessità degli altri, in particolare modo in una società dove si sposano economia e salute, essere o avere, immagine e realtà.
Così una serie di interrogativi dovranno essere risolti “eticamente”. Dal problema costi/benefici, (che già di per sé come problema, fa tremare i polsi), alla qualità del servizio che offriamo, alle conoscenze scientifiche. Per esempio: quando parliamo di conoscenza scientifica qual è il criterio da seguire eticamente? La conoscenza scientifica imperniata sulla letteratura o dovrà guidarci la nostra esperienza clinica, oppure dobbiamo rifarci ad una decodificazione dei risultati della ricerca scientifica specifica che ci dice ciò che dobbiamo fare e ciò che non dobbiamo fare? Fondamentalmente l’etica  afferma che nulla deve essere legato al libero arbitrio, nè può essere fatto solo sulla propria esperienza individuale: tutto ciò serve solo a reiterare i nostri errori. Dobbiamo avere delle linee guida, dei protocolli che rifacendosi all’esperimento clinico scientifico controllato ci fornisce le “PROVE DI EFFICACIA”. Sapevate che non c’è nessuna differenza tra ablazione manuale e ablazione ultrasonica; sapevate che si lascia il 10/20% di tartaro sulla radice anche se fatto su un dente estratto ? – questo è il risultato di una prova di efficacia ottenuto dalla decodificazione di ricerche scientifiche specifiche e comparate.
  
Quanti di voi sanno che, rispetto alla motivazione, i manuali di autoapprendimento sono altrettanto efficaci dei programmi di istruzione forniti professionalmente alla poltrona? Esistono a proposito 5 esperimenti scientifici in letteratura che dimostrano che non esiste nessun rapporto tra livello di conoscenza, atteggiamento psicologico corretto, comportamento. Qual è il problema e su quali basi facciamo il nostro lavoro ? sulla nostra esperienza clinica oppure sulla letteratura scientifica basata sulle prove di efficacia?
Ci accorgiamo così che non è così banale, come sembrerebbe, rispondere alle domande semplicistiche inizialmente poste. E’ evidente che se le domande che ci poniamo coinvolgessero la vita o la morte certamente queste problematiche sarebbero di natura drammatica ma se è vero, come è vero, che l’odontoiatria fa parte integrante della medicina, dobbiamo considerare il ruolo preminente che l’odontoiatria ha assunto con i pazienti HIV, affetti da cancri del cavo orale, con malattie sistemiche e i danni da malattie focali.  
L’atto sanitario deve rispondere al concetto Ippocratico dove l’obiettivo è il bene del paziente in assoluto o al concetto libertario/autonomistico dove l’etica è vista per la capacità di rispettare i valori del paziente e la sua autonomia di scelta? Dovrà essere privilegiato la supremazia del concetto di benificità o il rispetto del concetto di autonomia dell’individuo? Sono dei nostri giorni le leggi che riguardano la riservatezza, il consenso informato, il segreto professionale.
La risposta non è semplice anche perché, mentre la risposta risulta ovvia nel rapporto igienista /paziente HIV positivo, perché è certo che il paziente ha diritto alla terapia ed ha il diritto di sapere, non è altrettanto ovvio se l’igienista deve dire o no ad altri la verità. E’ più importante la privacy o la salute della comunità?
Il contesto socio culturale gioca un ruolo molto importante ed, in effetti, notiamo che in Italia è garantita per legge, in assoluto, più la privacy del paziente che in altre legislazioni, dove è preponderante la protezione del bene della comunità.
 E’ evidente che la nostra scelta sarà vista in rapporto ad un’etica globale. Kant sosteneva che l’etica, in tutte le culture, si differenzia solo nella cultura. Weber sosteneva che i parametri etici cambiano con il cambiare delle culture.
L’impostazione della nuova odontoiatria, come in tutta la politica sanitaria oggi è vista in rapporto all’economia, vediamo così la trasformazione in aziende ospedaliere, budget, piani economici, bilanci - certo è che il binomio economia e salute da parte dell’operatore sanitario è vissuto in modo conflittuale ed imbarazzante e l’etica ha il compito di vigilare e salvaguardare quei valori umani che spesso vanno in direzione opposta ai valori puramente economici. Forse il punto chiave, in campo etico, tra medicina ed economia, sta nel rapporto tra comunità ed individuo là dove il bene della comunità entra in conflitto con il bene dell’individuo. Tutto questo si è evidenziato con lo svilupparsi della scienza e della tecnologia. Ma se risolvere tutti i problemi in termini economici è la fine tra il potere politico e quello economico è anche la fine della preminenza dell’individuo in termine di materia sanitaria.
E’ etico tutto ciò?
  
L’etica professionale, nell’espletamento dell’attività clinica richiede un gran coinvolgimento del paziente, delle sue aspettative, delle sue sofferenze, dei valori soggettivi e più che mai l’igienista dentale, anello di congiunzione, tra medico e paziente, paziente e comunità, ha il dovere di ascoltare, di rispettare l’essere umano, di relazionarsi con una persona sofferente che chiede aiuto con disponibilità volta a svolgere il suo ruolo in scienza e coscienza, nel rispetto della persona che chiede aiuto, ma nel frattempo salvaguardando il diritto all’autodeterminazione del paziente.
A proposito di questo alcuni filosofi moderni hanno proposto un modello di tipo contrattuale per quanto riguarda i rapporti terapeutici, basto sull’eguaglianza dei partner. Ne consegue che l’operatore sanitario deve rispettare le scelte autonome del paziente per quanto riguarda la terapia ed i servizi sanitari.
Ritorna qui il superamento, in parte, del pensiero Ippocratico dove il medico era la “Scienza” e poteva operare sopra ogni condizionamento e dove oggi s’inserisce il concetto d’autonomia ed il diritto di scelta individuale, base della moderna democrazia.
Come ha testimoniato il Prof. Giorgio Vogel, una tappa importante è stata raggiunta da un gruppo di medici, odontoiatri e filosofi riunitosi nell’isola di COS, luogo di nascita di Hippocrate, nel 1993, per riformularne il giuramento e soddisfare i requisiti e le necessità del mondo moderno dove la medicina ed odontoiatria, degni di questo nome, debbono coincidere con scienza ed etica.
La qualità della vita migliorerebbe se la tecnologia si ancorasse, come nell’illuminismo, ai valori umanistici e antropologici.
Platone disse: “Il maggiore errore dei nostri tempi è che i medici separano l’anima e lo spirito dal corpo”, questa è una riflessione che deve coinvolgere tutti.
Se mi è permessa ancora una citazione del Professor Giorgio Vogel il quale, attraverso i suoi scritti mi ha indicato simbolicamente il percorso da seguire, dice: “High Teche – High Touch”: più tecnologia, informazione scientifica e aggiornamento forniscono nuovi e più accurati strumenti, maggiore deve essere l’impegno di coloro che usano le mani per visitare, curare, stringere le mani, confortare, sostenere.
In un momento di gran liberismo, la coscienza etica, che possiamo caratterizzare come una parte del processo attraverso cui si armonizzano i desideri e le azioni di membri di una comunità, deve aumentare di pari passo con la gran responsabilità che questo comporta per una società civile. Correlare i nostri sentimenti e il nostro comportamento in modo da rendere compatibili tra loro la realizzazione dei fini e dei desideri di ognuno. Ed alla luce di questo concetto che dobbiamo sempre tenere presenti lo sviluppo della moralità e del ragionamento etico e le regole logiche che dobbiamo applicare alle argomentazioni etiche. Forse il terzo millennio può iniziare, dentro ognuno di noi, con quest’impegno. Lo auguro a tutti.
     

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