Etica e Professione di
Irene Riccitelli Guarrella
Penso che
l’odontoiatria, in ogni branca, possa integrarsi e trarre maggiore vantaggi
dalla sinergia con la professione dell’igienista dentale.
E’ proprio a
tale proposito che i prossimi quindici minuti, non di più, cercherò di
affrontare alcune riflessioni sull’etica e professione. E’ motivo di dibattito
oggi la “liberalità” delle professioni,
legata ad una deregolamentazione degli albi, ad un accreditamento istituzionale
delle associazioni e conseguentemente sulla necessità di un confronto serrato
sull’etica e precisamente su etica e professione.
Iniziamo con
il chiarirci etimologicamente il significato della parola “ETICA”, perché solo
parlando lo stesso linguaggio avremo la possibilità di aprire un confronto
costruttivo.
ETICA:
costume, norme di vita. Questo concetto entrò nell’uso con Aristotele il quale
così intitolò le sue trattazioni filosofiche nella pratica. i tre elementi
della filosofia di allora erano suddivisi in “logica” (dottrina della scienza),
“fisica” (dottrina della realtà), “etica” (comportamento rispetto alla realtà).
Il termine di allora acquisito alla filosofia di etica è stato sempre
identificato con il concetto di morale.
Kant, filosofo
nato ai primi del 1700 sosteneva che la libertà di scelta derivasse
essenzialmente da un pensiero filosofico; oggi, per i biologi, (pensiero
meccanicistico) la libertà di scelta deriva essenzialmente da un provato
scientifico. Sostanzialmente con studi scientificamente comprovabili.
Da questo
brevissimo preludio, possiamo introdurci in etica e professione tenendo
presente che non esiste un’etica del medico, un’etica dell’igienista dentale o
della segretaria, ma esiste l’etica, e che l’etica in medicina ha subito in
questi ultimi decenni un complesso cambiamento di rotta. Parallelamente, il
grande sviluppo della tecnologia e delle
conoscenze scientifiche in odontoiatria ha aumentato la capacità di intervenire
da un lato, ma dall’altro ha accresciuto la complessità delle decisioni e delle
responsabilità da assumersi.
E’ certo che
la responsabilità è un atto che si deve riflettere nei comportamenti pratici,
evitando le ricadute negative. E’ altrettanto certo che il gran progresso
scientifico e tecnologico ha portato a guardare al paziente non come ad un
essere sofferente e bisognoso di rispetto, ma ad un numero, all’interno di
processi tecnologici e ricercati, i quali tendono a guarire il corpo ma a
lasciare sofferente l’animo.
L’etica deve
porci sempre una serie di interrogativi. Il codice deontologico, al quale il
professionista deve aderire, dovrà essere il frutto non di un semplice decalogo
ma una scelta radicale di valori
interiorizzati in piena coscienza.
Banalissime
domande: quello che io sto facendo risponde ad un principio di beneficità (bene
del paziente in assoluto)? Le conoscenze scientifiche in mio possesso sono tali
e tante da potermi assumere la responsabilità oggettiva di quest’atto? Posso
saper e fare di più? Mi sto occupando della malattia o della persona malata? Il
mio comportamento può nuocere a qualcuno?
Pensate
solamente a quanto siano importanti e sostanzialmente improntati sull’etica i
diritti ma anche i limiti, gli obblighi, gli impegni che ci assumiamo nel
rapporto professionale con l’odontoiatra. Dobbiamo saper rispettare, in
assoluto, l’atto medico della diagnosi, sapere esattamente il nostro ruolo, la
nostra posizione per non prevaricare il lavoro altrui, nello stesso tempo
dobbiamo guardare, scientificamente, alla nostra professione anche in
situazioni dove l’odontoiatra ha posizione diverse dal nostro sapere. Dobbiamo
saper conciliare l’etica (che altro non è che morale e quindi rispetto di se
stessi), con una serie di problematiche che coinvolgono a 360 gradi la vita di
tutti i giorni. Come l’etica deve guidarci nel rapporto igienista/odontoiatra,
nel frattempo, eticamente, dobbiamo rapportarci al paziente ed alla società. Ci
accorgeremo che difficilmente le esigenze degli uni s’integrano con le
necessità degli altri, in particolare modo in una società dove si sposano
economia e salute, essere o avere, immagine e realtà.
Così una serie
di interrogativi dovranno essere risolti “eticamente”. Dal problema
costi/benefici, (che già di per sé come problema, fa tremare i polsi), alla
qualità del servizio che offriamo, alle conoscenze scientifiche. Per esempio:
quando parliamo di conoscenza scientifica qual è il criterio da seguire
eticamente? La conoscenza scientifica imperniata sulla letteratura o dovrà
guidarci la nostra esperienza clinica, oppure dobbiamo rifarci ad una
decodificazione dei risultati della ricerca scientifica specifica che ci dice
ciò che dobbiamo fare e ciò che non dobbiamo fare? Fondamentalmente
l’etica afferma che nulla deve essere
legato al libero arbitrio, nè può essere fatto solo sulla propria esperienza
individuale: tutto ciò serve solo a reiterare i nostri errori. Dobbiamo avere
delle linee guida, dei protocolli che rifacendosi all’esperimento clinico
scientifico controllato ci fornisce le “PROVE DI EFFICACIA”. Sapevate che non
c’è nessuna differenza tra ablazione manuale e ablazione ultrasonica; sapevate
che si lascia il 10/20% di tartaro sulla radice anche se fatto su un dente
estratto ? – questo è il risultato di una prova di efficacia ottenuto dalla
decodificazione di ricerche scientifiche specifiche e comparate.
Quanti di voi
sanno che, rispetto alla motivazione, i manuali di autoapprendimento sono
altrettanto efficaci dei programmi di istruzione forniti professionalmente alla
poltrona? Esistono a proposito 5 esperimenti scientifici in letteratura che
dimostrano che non esiste nessun rapporto tra livello di conoscenza,
atteggiamento psicologico corretto, comportamento. Qual è il problema e su
quali basi facciamo il nostro lavoro ? sulla nostra esperienza clinica oppure
sulla letteratura scientifica basata sulle prove di efficacia?
Ci accorgiamo
così che non è così banale, come sembrerebbe, rispondere alle domande
semplicistiche inizialmente poste. E’ evidente che se le domande che ci poniamo
coinvolgessero la vita o la morte certamente queste problematiche sarebbero di
natura drammatica ma se è vero, come è vero, che l’odontoiatria fa parte
integrante della medicina, dobbiamo considerare il ruolo preminente che
l’odontoiatria ha assunto con i pazienti HIV, affetti da cancri del cavo orale,
con malattie sistemiche e i danni da malattie focali.
L’atto
sanitario deve rispondere al concetto Ippocratico dove l’obiettivo è il bene
del paziente in assoluto o al concetto libertario/autonomistico dove l’etica è
vista per la capacità di rispettare i valori del paziente e la sua autonomia di
scelta? Dovrà essere privilegiato la supremazia del concetto di benificità o il
rispetto del concetto di autonomia dell’individuo? Sono dei nostri giorni le
leggi che riguardano la riservatezza, il consenso informato, il segreto
professionale.
La risposta
non è semplice anche perché, mentre la risposta risulta ovvia nel rapporto
igienista /paziente HIV positivo, perché è certo che il paziente ha diritto
alla terapia ed ha il diritto di sapere, non è altrettanto ovvio se l’igienista
deve dire o no ad altri la verità. E’ più importante la privacy o la salute
della comunità?
Il contesto
socio culturale gioca un ruolo molto importante ed, in effetti, notiamo che in
Italia è garantita per legge, in assoluto, più la privacy del paziente che in
altre legislazioni, dove è preponderante la protezione del bene della comunità.
E’ evidente che la nostra scelta sarà vista in
rapporto ad un’etica globale. Kant sosteneva che l’etica, in tutte le culture,
si differenzia solo nella cultura. Weber sosteneva che i parametri etici
cambiano con il cambiare delle culture.
L’impostazione
della nuova odontoiatria, come in tutta la politica sanitaria oggi è vista in
rapporto all’economia, vediamo così la trasformazione in aziende ospedaliere,
budget, piani economici, bilanci - certo è che il binomio economia e salute da
parte dell’operatore sanitario è vissuto in modo conflittuale ed imbarazzante e
l’etica ha il compito di vigilare e salvaguardare quei valori umani che spesso
vanno in direzione opposta ai valori puramente economici. Forse il punto
chiave, in campo etico, tra medicina ed economia, sta nel rapporto tra comunità
ed individuo là dove il bene della comunità entra in conflitto con il bene
dell’individuo. Tutto questo si è evidenziato con lo svilupparsi della scienza
e della tecnologia. Ma se risolvere tutti i problemi in termini economici è la
fine tra il potere politico e quello economico è anche la fine della preminenza
dell’individuo in termine di materia sanitaria.
E’ etico tutto
ciò?
L’etica
professionale, nell’espletamento dell’attività clinica richiede un gran
coinvolgimento del paziente, delle sue aspettative, delle sue sofferenze, dei
valori soggettivi e più che mai l’igienista dentale, anello di congiunzione,
tra medico e paziente, paziente e comunità, ha il dovere di ascoltare, di
rispettare l’essere umano, di relazionarsi con una persona sofferente che
chiede aiuto con disponibilità volta a svolgere il suo ruolo in scienza e
coscienza, nel rispetto della persona che chiede aiuto, ma nel frattempo
salvaguardando il diritto all’autodeterminazione del paziente.
A proposito di
questo alcuni filosofi moderni hanno proposto un modello di tipo contrattuale
per quanto riguarda i rapporti terapeutici, basto sull’eguaglianza dei partner.
Ne consegue che l’operatore sanitario deve rispettare le scelte autonome del
paziente per quanto riguarda la terapia ed i servizi sanitari.
Ritorna qui il
superamento, in parte, del pensiero Ippocratico dove il medico era la “Scienza”
e poteva operare sopra ogni condizionamento e dove oggi s’inserisce il concetto
d’autonomia ed il diritto di scelta individuale, base della moderna democrazia.
Come ha
testimoniato il Prof. Giorgio Vogel, una tappa importante è stata raggiunta da
un gruppo di medici, odontoiatri e filosofi riunitosi nell’isola di COS, luogo
di nascita di Hippocrate, nel 1993, per riformularne il giuramento e soddisfare
i requisiti e le necessità del mondo moderno dove la medicina ed odontoiatria,
degni di questo nome, debbono coincidere con scienza ed etica.
La qualità
della vita migliorerebbe se la tecnologia si ancorasse, come nell’illuminismo,
ai valori umanistici e antropologici.
Platone disse:
“Il maggiore errore dei nostri tempi è che i medici separano l’anima e lo
spirito dal corpo”, questa è una riflessione che deve coinvolgere tutti.
Se mi è
permessa ancora una citazione del Professor Giorgio Vogel il quale, attraverso
i suoi scritti mi ha indicato simbolicamente il percorso da seguire, dice:
“High Teche – High Touch”: più tecnologia, informazione scientifica e
aggiornamento forniscono nuovi e più accurati strumenti, maggiore deve essere
l’impegno di coloro che usano le mani per visitare, curare, stringere le mani,
confortare, sostenere.
In un momento
di gran liberismo, la coscienza etica, che possiamo caratterizzare come una
parte del processo attraverso cui si armonizzano i desideri e le azioni di
membri di una comunità, deve aumentare di pari passo con la gran responsabilità
che questo comporta per una società civile. Correlare i nostri sentimenti e il
nostro comportamento in modo da rendere compatibili tra loro la realizzazione
dei fini e dei desideri di ognuno. Ed alla luce di questo concetto che dobbiamo
sempre tenere presenti lo sviluppo della moralità e del ragionamento etico e le
regole logiche che dobbiamo applicare alle argomentazioni etiche. Forse il
terzo millennio può iniziare, dentro ognuno di noi, con quest’impegno. Lo
auguro a tutti.
Nessun commento:
Posta un commento
Aggiungi un commento….